mercredi 11 avril 2007

Then when?

L’homo sentimentalis non può essere definito come un uomo che ha sentimenti ( poiché tutti li abbiamo), ma come un uomo che ha innalzato i sentimenti a valori. Nell’istante in cui il sentimento viene considerato un valore, tutti vogliono averlo; e poiché tutti amiamo vantarci dei nostri valori, abbiamo la tendenza a ostentare i nostri sentimenti.
La trasformazione del sentimento in valore si verificò in Europa nel dodicesimo secolo: i trovatori che cantavano la loro immensa passione per un’amata e irraggiungibile dama apparivano a tutti quelli che li ascoltavano così meravigliosi e belli, che chiunque, seguendo il loro esempio, voleva apparire in preda a un qualche insopprimibile moto del cuore. [……]

Nella definizione di sentimento è compresa l’idea che esso nasca in noi indipendentemente dalla nostra volontà, e spesso contro la nostra volontà. Nel momento in cui vogliamo sentire (decidiamo di sentire come Don Chisciotte decise di amare Dulcinea), il sentimento non è più un sentimento, ma l’imitazione di un sentimento, la sua rappresentazione. Il che si chiama comunemente isterismo. Perciò l’homo sentimentalis equivale in realtà all’homo hystericus. Con ciò non si può dire che l’uomo che imita un sentimento non lo provi veramente. L’attore che recita la parte del vecchio re Lear prova sulla scena, davanti a tutti gli spettatori, la tristezza dell’uomo abbandonato e tradito, ma questa tristezza evapora nell’istante in cui termina lo spettacolo.
Perciò l’homo sentimentalis, che ci fa vergognare con i suoi grandi sentimenti, subito dopo ci sconcerta con la sua inspiegabile indifferenza.

Milan Kundera- L’immortalità.

2 commentaires:

Anonyme a dit…

o cacchio che bella questa citazione... me la prendo? te la rapino?

valenta a dit…

...rapina, rapina pure....